Thom Yorke – Collisioni Festival, Barolo, 16.7.19

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Foto di Vincenzo Nicolello

C’è da aspettarsi di tutto.
Non solo da parte del Collisioni Festival, che chiude la sua 11° edizione con oltre centomila
presenze, 20 live, 50 eventi e l’ennesima conferma di poter fare da modello nel portare musica e
cultura anche lontano dai grandi centri, nei tanti agri-paradisi che abbiamo in Italia.
C’è da aspettarsi di tutto anche da Thom Yorke, la star che chiude la kermesse di Barolo, dando
inizio al suo tour italiano e riuscendo ad essere contemporaneamente alfa e omega. Forse l’unica
cosa che non si poteva attendere da Thom sono i successi dei Radiohead, visto che da quando ha
dato inizio alla sua carriera da solista ha sempre portato solo i suoi pezzi ai live, senza la minima
presenza delle canzoni della band. Take it or not, Yorke è così.
Non solo, chi mesi fa ha preso i biglietti – leggendo Tomorrow’s Modern Boxes Tour – avrà
immaginato di ritrovare i pezzi dell’album omonimo. Sennonchè, neanche un mese fa è uscito
Anima, il suo nuovo album solista. Insomma, da un tour fanalino di coda si è trasformato in un tour
di quasi anteprima con grande gioia dei fan.
Certo, il lavoro di Thom non è facile, nonostante la venue di Barolo sia superba: è possibile
valorizzare un concerto di elettronica senza i clamorosi effetti speciali che si potrebbero avere in un
Kappa Futur Festival? Sì, è possibile, perchè la band che lo affianca – per quanto limitata nei
componenti – riesce ad aiutarlo nel dare forza, energia e dinamismo all’esibizione. E poi diciamolo,
nonostante il palco di Collisioni non sia immenso, la venue con i ledwall e i giochi di luce è stata
suggestiva e riuscitissima.
La cornice di Barolo poi ha una freccia in più al suo arco: se Anima rappresenta la volontà di Yorke
di trasformare la sua musica in filosofia, un’ “ascesa a un monte ventoso” come quella che gli
spettatori fanno ogni anno per raggiungere la location non può che essere l’accompagnamento
migliore: luna splendente sull’esibizione compresa.
Per il resto sono proprio i pezzi del nuovo album quelli in cui Thom spinge le energie migliori: Dawn
Chorus, Not The News e Impossile Knots. Gli stessi che facevano parte del cortometraggio uscito in
contemporanea all’album su Netflix, con la regia di Paul Thomas Anderson. Ancora, c’è da
aspettarsi di tutto: chi avrebbe immaginato una distopia degna di Brazil di Terry Gilliam per la
promozione di questo nuovo progetto? La musica alienante e claustrofobica non limita comunque
l’artista, che a Barolo è stato inarrestabile e continuamente in movimento, tra danze e lavoro dietro
al laptop: forse l’Italia è ormai una sua seconda casa, anche grazie alla sua partner siciliana Dajana
Roncione, che insieme a lui recita anche nel corto, e al remake di Suspiria di cui lui ha curato le
musiche.
Collisioni 2019 chiude con un’esperienza forte, indimenticabile e totalizzante, ma con l’augurio che il
futuro – in totale contrasto con la distopia di Thom Yorke – porti una nuova edizione 2020 ancora più
sensazionale.
Infine, se dovessi chiudere con una scena segreta dopo i titoli di coda, potrei dirvi che i fan dei
Radiohead potrebbero essersi consolati sentendo Creep – cantata da Macy Gray – il giorno dopo il
concerto di Yorke sempre in un festival piemontese. Ma questa è un’altra storia…

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