Dentro una stanza silenziosa: la bellezza chiusa di “From beginning to end” di Riccardo Gileno

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Nel suo nuovo lavoro From beginning to end pubblicato questo venerdì 2 maggio, Riccardo Gileno conferma la sua scrittura introspettiva, delicata, dove la voce è protagonista non per volume ma per intensità emotiva. Il disco si muove con grazia lungo una linea narrativa coerente, quasi cinematografica: dall’inizio alla fine, come suggerisce il titolo, è un attraversamento ordinato di stati d’animo, riflessioni e stanze interiori. Un tirare le somme di un’autobiografia musicale intensa dove ci sentiamo i benvenuti, come se Riccardo fosse un nostro amico di lunga data.

 

Artigianato sonoro in punta di piedi

Gli arrangiamenti sono sobri e ben confezionati: chitarre acustiche, tocchi di piano, e un uso misurato delle dinamiche, che mantiene tutto in un registro sommesso, intimo. Si percepisce chiaramente un lavoro artigianale, accurato, fatto con dedizione. È una musica che non alza mai la voce, ma che resta sul bordo, in attesa di essere accolta. Ma proprio in questa coerenza formale si annida anche una fragilità. “From beginning to end” è un disco che sembra nato in isolamento, come se Gileno lo avesse scritto e prodotto senza mai aprire davvero una finestra sul suono contemporaneo. Le strutture armoniche, le scelte timbriche e persino certi testi suggeriscono una sensibilità musicale raffinata, ma che dialoga poco con il presente. È un lavoro che si muove in una bolla stilistica e affettiva: bellissima, curata, coerente — ma impermeabile. Io che sono già dentro questo disco, forse non ero tra quelli che andavano convinti.

Trieste come atmosfera, non come scena

Anche Trieste, la sua città, aleggia nei brani più come atmosfera interiore che come geografia viva: un luogo sospeso, riflessivo, che abita il suono più che essere abitato da esso. Manca però una reale tensione verso il contesto, verso una realtà urbana o musicale che spinga l’autore a mettersi in discussione.

Un disco che accoglie, ma non interroga

Ed è proprio questo il nodo più dolente: “From beginning to end” è un disco oggettivamente bello, pensato, intimo, cesellato — ma anche fortemente autoreferenziale. È un peccato che un lavoro così raffinato sembri parlare solo ai suoi simili, a chi già condivide la sua visione e i suoi codici, senza mai tendere davvero l’orecchio verso ciò che accade fuori, verso le esigenze — spesso contraddittorie, a volte scomode — di una scena indipendente che cerca linguaggi nuovi, urgenze vere, rischi.

Forza e limite nello stesso gesto

È un album che accoglie, ma non cerca; che rassicura, ma non interroga. E in questo gesto così protetto, così misurato, si gioca tutta la sua forza… e anche il suo limite.

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