Siamo ormai agli sgoccioli: la primavera sta arrivando, e non possiamo che tirare le somme di questo ultimo periodo dove ha piovuto tantissimo e siamo stati tristi, ma abbiamo assaggiato anche giornate di sole e assaggi d’estate, che diventeranno sempre più intesi. E in questo mix incredibile di oscurità e luci a neon, abbiamo identificato facilmente cinque tra i progetti più interessanti di questo incredibile underground musicale che si accompagna alle giornate di pioggia e ai primi aperitivi all’aperto. Alzate il volume, se potete!
PELLEGATTA
Pellegatta è un piccolo nome portante della scena indipendente e che di recente ha pubblicato un nuovo disco dal titolo “Orbita“. Mi scoccia parlare di “cantautorato al femminile”, come a dover fare per forza una categoria differente per il cantautorato fatto dalle donne, ma in questo caso lo ritengo assolutamente necessario, perchè in questo suo nuovo album Manuela Pellegatta disegna perfettamente il complesso universo emotivo femminile, addirittura come si riesca a sentirsi madre della propria musica, un senso di maternità riversato nella propria arte, una maternità che, per forza di cosa, può appartenere solo al complesso universo femminile: di dipendenze affettive, di dolore, di figli come suoni, come canzoni, ad orbitare intorno alle vibes che derivano da una formazione alternative rock, ma non dimenticano la sperimentazione elettronica, di lessico e si contamina persino del panorama mainstream.
BASTIANO
Ve ne avevo già parlato, e forse in altri termini, ma vorrei tornarci. Sicuramente tra i migliori progetti di questo inverno contraddittorio e intenso, Bastiano, un cantautore dell’est d’Italia, riconoscibile per i suoi dread lunghissimi e per il suo mood incredibilmente distante da qualsiasi possa ritenersi “mainstream”, anche solo per sbaglio. Bastiano pubblica quando vuole, canta di quello che vuole, a costo di sembrare troppo triste, troppo distante, troppo incomprensibile. Bastiano parla dei difetti e di ciò che ci unisce tutti, umanamente: l’imperferzione. Avendo come punti di riferimento ancora una volta il cantautorato alternative degli anni Novanta, dove le chitarre non facevano così paura, ma esplorando senza paura nuove soluzioni anche estetiche. Bastiano è una foresta incontaminata, i camini fumanti in lontananza, il silenzio, la rabbia che evapora, un caffè, la semplicità, la vita vera dopo anni di caos. “Punti che uniscono“, questo il titolo del suo nuovo album, è il punto di arrivo di un uomo che ha voglia di raccontarsi, e noi di ascoltare.
MORETTI
Anche quello di Moretti è sicuramente tra i progetti che più hanno segnato il nostro inverno musicale, con la sua Milano incredibilmente vera e oscura. Moretti è un cantautore e un osservatore, e questa sua Milano che ci porta in dono, è quella di un narratore venuto da un posto lontano, un Doctor Who in Lombardia. Per quanto, come si è visto in altre occasioni, non mi dispiace per niente quando i cantautori, soprattutto se uomini, riescono ad essere autobiografici, sfacciatamente sinceri sulla loro vita, è una cosa bella e non c’è niente di male. Moretti non è quel tipo di cantautore, lui è una perla rara: un osservatore empatico. Il suo nuovo disco non è ancora uscito, ma sappiamo che sarà il più triste che ascolteremo, una voce e un’intenzione di un’intensità incredibile, che non vedremo più “Milano” con gli stessi occhi.
Una polaroid dei Navigli, scattata da vostro nonno e ritrovata per caso in un cassetto.
THE GHIBERTINS
E cambiando registro, vi presentiamo i The Ghibertins, band che in un universo parallelo avrebbe fatto impazzire orde di ragazzine, ma che oggi è relegata ad essere “solo” un interessante nome dell’underground milanese. Il cocktail è un meraviglioso concentrato di rock di matrice britannica (gli Arctic Monkeys, quelli belli degli anni Dieci, Franz Ferdinand, ma anche un pizzico di oscurità come quella dei Cage The Elephant, insomma quel mondo lì, per intenderci), che si condensa in un trascinante singolo che in realtà è nei fatti una critica sociale, a noi che guardiamo numeri e risultati di qualsiasi cosa, persino di cose, come l’arte, che che non dovrebbe avere nulla a che fare con tutto questo. Una bellissima passeggiata a passo sostenuto, in un sabato di sole a Milano, ma anche a Brighton, il buon umore ma anche l’amore in bocca per aver perso per sempre un periodo a una scena musicale che forse con i numeri non aveva proprio niente a che fare. Una piccola resistenza.
ANDREA “KARTER” BIOLCATI
E visto che sta per iniziare il caldo e la bella stagione, non poteva esistere brano migliore di questo per concludere questa piccola carrellata di pezzi. Il brano “Odio l’estate” segna il ritorno di Andrea “Karter” Biolcati, cantautore post-punk che vanta una collaborazione con Luca Urbani (dei Soerba), e ci porta quindi un mix tra un film di Lynch e un brano dei CCCP, tra The Elephant Man e un brano dei Bluvertigo, un noir a colori, un progetto lontano dalle dinamiche di mercato, dai giri di Sanremo, un brano che sa di casa, come quella in cui abbiamo abitato durante la fine della nostra ultima relazione, mentre vedevamo tutti divertirsi al mare mentre noi restavamo a casa, ad ascoltare i Joy Division e quei gruppi che ci hanno formato così: duri, decisamente invernali, sinceramente malinconici. Un bellissimo nuovo inizio.