5 dischi che ci stanno facendo superare l’inverno

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Non so per voi, ma l’ultimo giorno di gennaio rappresenta per me la fine di un incubo ricorrente: il buio persistente, i piedi freddi, i caloriferi a palla, la pioggia incessante, l’ultima corriera per tornare a casa, e le playlist monotone a farmi compagnia. La musica con questo freddo e tutto questo bagnato esteso, diventa un’ancora di salvataggio per uscire dalle pozzanghere delle buche romane, per arrivare alle dieci di sera e poi crollare infreddolito e umido sul letto. Oggi che vedo la luce in fondo al tunnel, la primavera, ho deciso di raccogliere qui cinque dischi che mi stanno tenendo in vita, e al caldo, ancora per un po’. Sperando di farvi un favore, eccoli…

Grigia” di BANDIT

E in questo scenario cittadino ed apocalittico, non posso che citare il progetto di Bandit tra quelli che mi stanno facendo più compagnia in assoluto in questo progetto che non ho avuto il piacere di seguire dai tempi del disco d’esordio, uscito più di dieci anni fa, definito un “cult“. Bandit, alter ego di Paolo Bandirali, racconta il disagio cosmico della routine, il punk assoluto del vivere fuori dagli schemi, che in ogni caso vengono a reclamarti dopo i 30. Qui dentro trovate: la disillusione, lo scontro con un mondo del lavoro che è spesso la versione noiosa e triste di ciò che abbiamo studiato e che ci ha appassionato, la fine dei grandi sogni, delle grandi aspirazioni personali, e il senso di enorme perdita di fiducia nel cercare di cambiare una realtà che si offre come impenetrabile e ripetitiva, plumbea, come un edificio brutalista. E di tutto questo, quando lo ascoltiamo nel disco di Bandit, non capiamo se dobbiamo riderne o meno, e va bene così.

 

cosa resta?” di LEANÓ

Leanò è quell’amica che ti telefona e ti racconta per filo e per segno il suo ultimo appuntamento, quella che quando ti arriva la chiamata alzi gli occhi al cielo, ma se non chiama, ti manca e ti chiedi dove sia. É uscito il suo nuovo EP, e non la vedevamo da un po’, da un po’ che non avevo il piacere di poter ascoltare più di una sua traccia di seguito: una telefonata lunga, una telefonata da weeekend, con tutti i drammi della città, dell’incomunibilità degli essere umani, vocali che si intrecciano a linee vocali, una chitarra acustica che si intreccia con le sonorità elettroniche di una scena che mi convince sempre meno ma che Leanò riesce a interpretare magnificamente. Mi manca spesso quella leggerezza tragica dei post – adolescenti, cosa che non sono più da un bel po’, ma questo disco mi ha fatto ripiombare qui, quando il freddo veniva combattuto a suon di serate in after e alcolici.

 

Punti che si uniscono” di BASTIANO

Quello di Bastiano è un cantautorato rock, quello che sa di famiglia, di centri sociali, che piacerebbe ai nostri genitori, che tentavano di farci crescere a pane e Bob Dylan, e per questo “Punti che si uniscono“, dico, sa di famiglia. Perchè questo disco, semplice e sfacciato, un po’ stonato e “chitarroso”, mi riporta ai concerti di provincia con cui sono cresciuto e dai quali mi facevo venire a prendere in macchina da mio padre borbottante, un disco così lontano dal cantautorato patinato di Sanremo, finto-ribelle dei talent, della pornografia della tristezza delle playlist a pagamento. Bastiano ha fatto un disco autobiografico, diretto e semplice, triste ma non rassegnato, e incredibilmente orecchiabile, per le trasferte di oggi e domani, per quando mi sento lontano da casa, e per quando ho bisogno di una famiglia, quella che trasuda anche da dischi come questo, per noi eterni fuori sede infreddoliti.

 

Più dei giganti” di GIORGIO ADAMO

Giorgio Adamo è un attore, di teatro, musical che ha esordito solo di recente anche come cantautore con questo album così intenso da meritarsi delle urlate in macchina, dei playback in metropolitana e dei sussurri nel letto. Un personalissimo musical che si può vivere, intensamente e timidamente, con le cuffiette nelle orecchie. Giorgio Adamo ci racconta una storia, la sua, con un tono melodrammatico e trascinante, che ce lo fa risultare inevitabilmente simpatico, come quel cugino sempre in giro per il mondo che torna una sera a cena, senza avvisare, pieno di storie e di regali. E più di tutto, Giorgio Adamo ci insegna che non è mai troppo tardi per esordire, dopo anni di teatro e palcoscenici, non è mai troppo tardi per un nuovo disco che parli di noi, per mettersi a nudo, per imparare a comunicare. Dovrei iniziare anche io, come Giorgio Adamo, e non vedo l’ora di essere anche io uno di quelli dall’altra parte, che sono più dei giganti.

 

“Soap doesn’t exist because it can’t be told” dei TENDHA

Questo è un disco folle, che riprende in versione “band” le colonne sonore dei videogiochi 8bit, quelle che ti entrano dentro anche se non giochiamo da secoli, anche se non siamo abbastanza nerd da ascoltare le colonne sonore di uno “stupido” gioco. I Tendha ci offrono un’opportunità incredibile, e cioè quella di poter vivere la nostra vita come fossimo all’interno di un videogioco, le nostre corse all’autobus seguite da splendide melodie immortali, eseguite con un clarinetto. Un gioco folle a cui giocare, soprattutto se, come me, hai ampiamente superato i trent’anni e nulla sembra avere senso, soprattutto un disco del genere, che anche solo a spiegarlo ad un gruppo di amici vieni preso per cretino. Eppure, se dovete affrontare l’ennesima settimana di lavoro, affrontarla come se fossimo dentro Super Mario, può essere la soluzione.

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