Lockdown cinema, per i nostalgici della quarantena

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Secondo gli psicologi, uno degli effetti postumi della perdurante quarantena cui siamo stati sottoposti in questi primi mesi del 2020 sarà una sorta di sindrome da “e adesso che faccio/dove vado?”. In altre parole, non sarà facile riprendere, seppur gradualmente, il contatto con la realtà, riabituarsi ai ritmi e alle liturgie di una vita all’interno delle nostre comunità di riferimento. E non è neanche escluso che a volte non ci assalga una sorta di nostalgia dell’autoreclusione, magari accompagnata dalla pulsione a ricreare quella medesima situazione. In Giappone chiamano hikikomori quegli individui (perlopiù giovani e di sesso maschile) che preferiscono rinchiudersi in casa e comunicare unicamente attraverso Internet, piuttosto che affrontare una vera vita relazionale e sociale.

Il cinema, come ogni arte, può essere un formidabile strumento terapeutico, anche in un momento come questo in cui le sale sono chiuse. Grazie allo streaming, infatti, è possibile accedere a quasi ogni tipo di prodotto audiovisivo: basta cercare tra gli aggregatori di serie TV (come eurostreaming), tra i siti-archivio più completi e riforniti (ad esempio il genio dello streaming ) o tra quelli più attenti alle novità del settore (da cb01 in giù) per fare incetta di titoli e riempire anche le giornate più vuote. E per coloro che sembrano avvertire un certo disagio all’idea di abbandonare la loro comfort zone domestica, ecco alcuni titoli dal valore, per così dire, catartico.

  • La finestra sul cortile. Forse il vero archetipo teorico del lockdown cinema, quasi una dichiarazione d’intenti, peraltro sorprendente se si pensa che è stato realizzato nel 1954. Ma d’altronde, a registi come Alfred Hitchcock sono concesse anche facoltà divinatorie. Nella fattispecie, qui troviamo un fotografo bloccato a casa con una gamba ingessata, che grazie agli strumenti del mestiere riesce a scoprire un uxoricidio avvenuto nell’appartamento di fronte al suo. Dello stesso autore, e sulla medesima falsariga, anche Nodo alla gola, di sei anni più “anziano”.
  • Saw e i suoi sequel. La saga dell’enigmista è un pullulare di anfratti bui, appartamenti abbandonati, cunicoli, segrete, cantine polverose, soffitti gocciolanti, corridoi poco e male illuminati. Una sorta di antologia del gotico americano del Terzo millennio, illuminato da luci marce e malferme. Dopo un rapido ripasso della saga, uscire a prendere un po’ di sole diventerà un desiderio irrefrenabile.
  • Panic Room. Molti ne vorrebbero una nella loro casa, ma per la Jodie Foster del film è una sorta di trappola, dal momento che fuori dalla stessa, nella sua lussuosa abitazione, sono appostati alcuni criminali dalle intenzioni tutt’altro che amichevoli nei confronti suoi e di sua figlia. Dirige David Fincher, uno dei maestri del thriller contemporaneo.
  • Breakfast Club. Non è detto che il lockdown debba svolgersi necessariamente a casa: anche la scuola può proporsi come location più che adeguata. E non è detto che il lockdown cinema sia costituito da soli thriller e horror: lo dimostra questa pellicola a metà tra commedia e dramma, in cui un gruppo di adolescenti devono scontare una punizione e al tempo stesso fare i conti con i loro fantasmi interiori. John Hughes è stato colui che ha inventato il teen drama, almeno come lo conosciamo oggi: questo è senza ogni dubbio il suo film più seminale, ancora oggi, a distanza di 35 anni, variamente omaggiato e citato (spesso alla lettera).
  • Bug. Un uomo, una donna, una stanza di motel decisamente squallida e disadorna. E la paranoia che esplode, come un ordigno (lui è reduce di guerra con diversi disturbi allucinatori). Dirige William Friedkin, che da L’esorcista in poi sa come creare situazioni tensive ai limiti del sostenibile all’interno di spazi chiusi.
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