C’è una linea sottile, ma potentissima, che collega l’asfalto al germoglio che lo spacca, la superficie dura delle convenzioni alla linfa vitale dell’espressione artistica. È su questo crinale che si muove Zanna – al secolo Cosimo Zannelli – con il suo nuovo album Del tempo, degli elementi. Un disco che non ha paura di parlare di temi ampi e apparentemente impalpabili come il tempo, la trasformazione, la natura, la spiritualità, e che lo fa con uno stile composito ma riconoscibile, capace di unire elettronica, songwriting d’autore e riferimenti colti senza perdere immediatezza.
Non è la prima tappa del viaggio solista di Zanna – chitarrista con un passato importante tra Litfiba, Piero Pelù, Marla Singer, Gianni Morandi e Patty Pravo – ma Del tempo, degli elementi ha il sapore di un’opera compiuta, in cui ogni brano è tassello di un disegno più grande. Lontano dai cliché della musica pop contemporanea, l’album propone una visione del fare arte come atto riflessivo, talvolta persino contemplativo, ma mai distante dall’ascoltatore. I testi scavano senza risultare oscuri, le melodie restano, i riferimenti – da De André a Battiato, da Pirandello a Dante – diventano strumento per parlare al presente.
In questa intervista, cerchiamo di entrare nel cuore del progetto, nel laboratorio interiore di Zanna, tra parole, suoni e silenzi. Per capire come nascono le sue canzoni, cosa rappresenta oggi per lui la figura del cantautore e in che modo fragilità e forza possano diventare due facce della stessa tensione creativa.
Ciao, ci racconti come nasce il tuo nuovo album?
Ciao! Nasce da una somma di canzoni che mi sono venute a trovare, ispirandomi riflessioni sulle opportunità di cambiamento legate al viaggio interiore.
“La società sta all’universalità come una recita alla realtà”: una frase forte da “Mistico Scenario”. Cosa volevi dire?
Non è esattamente un passaggio del testo ma una frase che ne sintetizza il senso. Nella vita quotidiana siamo persone in preda al conflitto, con ruoli e maschere andiamo in scena. La nostra essenza é oltre le convenzioni e la razionalità, dove l’intelletto si completa con la sua parte femminile, sede di ispirazione, intuizione, armonia, gentilezza…Le cose che ci liberano dalla paura.
La spiritualità sembra attraversare molti brani. È un tema centrale per te?
Indubbiamente. Essere frammenti di universo é l’unica condizione comune a tutti e tutto. Qualcuno percepisce benissimo l’eco di una casa al di sopra del bene e del male.
Hai parlato di “ricordi immaginari” in “Del tempo, degli elementi”: un modo per creare finzioni che dicono il vero?
Sì, come riferirsi ad un archetipo. Ho immaginato una situazione che più o meno mi é accaduta per somma di fattori, pur non effettivamente…E le riflessioni cui mi ha portato.
Cos’è per te la bellezza, oggi, in musica e oltre?
Donarsi all’ispirazione e liberarsi dalla tirannia dei propri ego, cosa seria ma non seriosa. Si può fare condividendo in musica una riflessione da ballare.
Il tuo percorso sembra sempre più segnato da una ricerca di essenza. Dove ti sta portando?
Non me lo chiedo, mi godo il viaggio.
Cosa sogni che rimanga all’ascoltatore dopo aver finito il disco?
Se il mio messaggio lo fa risuonare la magia é accaduta ma non sogno nulla. È più sano accogliere che avere aspettative.