Pagano ci racconta il suo nuovo singolo “Una vita troppo onesta”

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Il 5 novembre è uscito “Una vita troppo onesta”, il nuovo singolo del cantautore Pagano. Questo brano esplora le difficoltà di una vita vissuta seguendo rigidamente uno schema prestabilito, dove si procede con il pilota automatico e si teme di infrangere regole – sia esterne che interne – che ci impediscono di vivere come realmente desideriamo. Il singolo anticipa l’uscita dell’EP omonimo, prevista per il 19 novembre.

Vivere una vita troppo onesta significa vivere in uno stato di squilibrio, ma in un senso opposto a quello comune. È una vita in cui ci si concede troppo poco e si dedica poco amore a sé stessi.

Il rilascio del singolo sarà accompagnato da un videoclip scritto e diretto da Fabio Francesco Barletta e Arianna Pinto, girato presso “I MAKE – Il Macello della Kultura e delle Emozioni” a Putignano (BA). Il video intende rappresentare l’importanza di lasciarsi andare, rompere gli schemi e non seguire un programma predefinito

Qual è l’ispirazione principale dietro “Una vita troppo onesta”?

È un brano in cui mi sono lasciato andare e ho espresso l’esigenza di “andare lontano da me”. È un brano molto “onesto”, in cui faccio i conti con un mio inconscio a volte troppo rigido, che non mi consente di godermi le cose senza sentirmi in colpa.

Puoi raccontarci qualcosa sul videoclip del singolo?

Il video, ideato da Fabio Francesco Barletta e Arianna Pinto e accompagnato dalle animazioni di Valentina Tamburrano, è stato girato nel maggio 2024 presso l’ex macello di Putignano (BA). Nel video entro in una festa in un certo modo (rigido e serio) ma la finisco in un altro (leggero e spensierato). Le persone che sono alla festa mi cambiano, mi aiutano in un difficile percorso di rottura e decostruzione dell’idea che ho di me stesso. La festa del video mi travolge e mi trascina verso un orizzonte onirico, dove prendo la guida di un corteo surreale.

Come si inserisce “Una vita troppo onesta” nel contesto del tuo prossimo EP?

È la title-track dell’omonimo EP, in uscita il 19 novembre. È il brano di apertura che, in un certo senso, detta la direzione di un disco in cui faccio i conti con me stesso. Faccio i conti con i miei limiti, con i miei desideri, con le mie angosce. È un disco molto introspettivo, che avevo bisogno di far uscire.

In che modo il tuo background di vita a Bruxelles ha influenzato la tua musica?

In realtà vivo a Bruxelles da poco (da circa sei mesi). I brani dell’EP invece sono stati tutti scritti a Firenze, città dove ho vissuto per sei anni fra il 2017 e il 2023. Se posso rigirare quindi la domanda su Firenze, direi che mi ha influenzato tantissimo. Mi ha dato tanta pace e serenità per poter scrivere in maniera sincera. In questi sei anni a Firenze poi sono successe tante cose e questo EP racconta anche la mia evoluzione in questi anni, sia come persona che come cantautore.

Quali consigli daresti ai giovani artisti che stanno iniziando la loro carriera musicale?

Direi lo stesso consiglio che do a me stesso: di essere autentici. Di non imitare nessuno, di essere onesti verso se stessi e di non aver paura di raccontare la propria storia, che è sempre, al tempo stesso, originale e affascinante poiché unica.

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