Rickson ci racconta il suo disco di esordio dal titolo “La macchina del tempo”

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La macchina del tempo” è il consistente esordio di Rickson: un album da oltre cinquanta minuti e dodici brani che a qualcuno sembrerà un azzardo, e a qualcun altro fuori tempo. Ma il tempo è un’opinione, soprattutto se si dispone di una macchina, come quella che Rickson evidentemente possiede, alimentata a sonorità vintage e canzoni morbide e avvolgenti. 

“È un disco malinconico, psichedelico e sognante – così racconta lo stesso Rickson: – un vero viaggio di 12 canzoni, introspettivo e temporale. Una fotografia di un determinato periodo di riflessione personale, sulla vita, sui rapporti con le persone, ma con balzi temporali verso il passato per trovare e cercare di risolvere gli errori e il futuro dove si cerca per di più la luce, la speranza.

Anche musicalmente l’obiettivo era quello di fare un viaggio nel tempo, prendere ispirazione da un certo tipo di suoni e di musica psichedelica di fine anni ’60 e portare tutto in questo periodo storico aggiungendo pochi ma mirati elementi che rendessero il tutto più moderno e adatto alle storie delle canzoni”.

Ecco la nostra intervista con lui.

Ciao, raccontaci il tuo progetto e come sei arrivato al disco d’esordio, “La macchina del tempo”. 

Mi chiamo Cesare, faccio musica con il nome Rickson. Vivo a Badia Tedalda, un paesino toscano della provincia di Arezzo, al confine con la Romagna e la provincia di Rimini. Qui da qualche anno mi sono costruito uno studio dove faccio musica e dove ho scritto il mio primo disco “La macchina del tempo”. Suono da quando ho 13 anni, ho iniziato con il basso ma subito mi sono avvicinato alla chitarra, al pianoforte e alle tastiere, da autodidatta. Dopo vari progetti musicali ho sentito l’esigenza di scrivere e di fare musica mia e da quel momento ho iniziato a lavorare alle mie canzoni che poi sono diventate il disco “La macchina del tempo”.

Hai una canzone preferita tra le dodici presenti nell’album? Quale e perché?

Non c’è una canzone preferita per me, sono tutte molto personali e a tutte ho dedicato lo stesso approccio per poter renderla per me più bella possibile. La canzone alla quale sono più legato forse è “luce” la traccia che apre il disco. E’ la prima che ho scritto e sicuramente è quella che mi ha fatto capire che quella sarebbe stata la strada giusta sia a livello musicale che di scrittura dei testi.

Come descriveresti il tuo approccio alla produzione musicale?

Il mio approccio alla produzione di una canzone parte dalla musica che sia di una tastiera o di una chitarra. Principalmente è la ricerca del suono giusto, emozionante, che mi porta a dire -ok, con questo suono voglio farci qualcosa- e da lì parte la scrittura della parte strumentale. Non so mai dove mi porterà, mi faccio trasportare da ciò che creo senza darmi dei limiti. Quando la parte strumentale è più o meno ultimata inizia il lavoro sulle melodie vocali e infine la scrittura del testo. Principalmente è questo il mio modo di lavorare, è la musica che creo che poi mi da ispirazione per scrivere il testo.

Quali sfide hai affrontato durante la registrazione delle parti vocali?

Non è stato facile registrare le parti vocali del disco, perché il mio modo di produrre le canzoni, che ho usato, è di scrivere le melodie vocali e le parole sopra alla musica. La ricerca di melodie non scontate e non naturali mi ha portato a fare un lavoro intenso di preparazione vocale prima di registrare le voci. Devo ringraziare molto Danile Marzi, che ha registrato mixato e masterizzato il disco, che nel momento di registrare le voci mi ha fatto capire qual’era il miglior modo di cantare per comunicare al meglio cosa avevo da dire. E’ stato grazie a lui che sono riuscito a registrare le voci al meglio per quello che richiedevano le canzoni, mi ha fatto capire l’importanza dello studio e della preparazione per poter comunicare le emozioni delle parole. 

Cosa speri che i tuoi ascoltatori portino con sé dopo aver ascoltato il tuo album?

In questo disco credo che il tema ricorrente sia il viaggio interiore. La ricerca di se stessi tramite l’amore, le delusioni, i rapporti personali., i momenti difficili. Mi sono scavato molto dentro per scrivere questo disco, ho pensato che fosse l’unico modo che avevo per fare musica che mi rispecchiasse. Penso che alla fine tutto si concentri sulla speranza, sulla luce in fondo al tunnel che non si spegne mai a prescindere da quali siano i problemi che ci si presentano nella vita. Io spero che chi ascolta la mia musica lo faccia in un momento di riflessione personale. Spero che queste canzoni aiutino loro a riflettere su alcune tematiche e che la musica li possa trasportare in uno stato d’animo in cui  si sentano bene.  É un disco da ascoltare dall’inizio alla fine cosi che alla fine l’ascoltatore si possa sentire meglio con se stesso per poi affrontare situazioni  e momenti della vita nel migliore dei modi, con un pò di speranza in più.

 

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