“L’ipotesi di pubblicare un disco solista dopo aver fatto parte di un gruppo per molti anni deve essere motivata. Qualcosa deve succedere a giustificare l’inizio di un nuovo percorso. Mi sono reso conto di avere per le mani qualcosa di diverso in modo naturale, nel tempo. C’erano alcuni brani che più degli altri sentivo miei. Parlavano di me, forse per la prima volta. Ho iniziato ad ascoltare quella parte di cuore con un po’ di diffidenza, per capire cosa voleva dirmi. Ed è stato lì che ho trovato Danke. Mi è piaciuto subito, e non solo per i capelli biondi. Soprattutto, quello che mi colpiva era la sua totale mancanza di preconcetti, quelli con cui io combattevo da sempre. Danke no. Lui non si preoccupava di fare passi falsi, non si curava di quello che gli altri avrebbero pensato. Anzi, lui agli altri voleva dire la verità, senza vergogna, senza arrossire. Poi ecco un altro step. Forse Danke parlava di me ma per estensione parlava un po’ di tutti. Parlava degli esseri umani e dei sentimenti che li muovono; parlava dell’amore, della sua forza rivoluzionaria; parlava di orgoglio e coraggio, in qualche modo anche di eroismo. Così, nel tempo, le canzoni si sono evolute e hanno voluto il loro posto. Questo mio primo disco è il loro posto. Un posto profondamente intimo e insieme pubblico, universale. Un posto caldo, come il cuore di un pettirosso su un ramo d’inverno. Un piccolo esserino colorato che contrasta le intemperie. È lì che voglio mettere queste canzoni. Nel caldo invernale di una coperta mentre fuori piove.”
Giorgio Danke
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