L’album, il tour e l’architetto
Blonde Redhead in concerto al Viper
BLONDE REDHEAD
Sabato 14 marzo 2015 – ore 22
Viper Theatre – via Pistoiese / via Lombardia – Firenze
Biglietto posto unico: 18 euro; prevendite Mail Ticket www.mailticket.it (tel. 199446271); Box Office www.boxofficetoscana.it; (tel 055 210804); Ticket One www.ticketone.it (tel. 892 101)
Info tel 055.0460993 – 055.0195912 www.lndf.it – www.viperclub.eu – www.ponderosa.it
Uscito lo scorso settembre su Kobalt Music, “Barragán” è uno degli album più freschi del catalogo Blonde Redhead, un nuovo percorso sonico dopo nove dischi e venti anni di carriera. Del resto la band ha costruito la propria reputazione sulla continua evoluzione delle dinamiche sonore, e in questo senso “Barragán” non delude.
È l’album più essenziale e minimalista che i Blonde Redhead abbiano mai fatto. I tremiti di tastiera analogica e i ritmi sfasati e sinuosi del batterista Simone Pace trascinano Kazu Makino e Amadeo Pace, due voci particolarissime della musica indipendente. Le canzoni, tra le più sensuali e sorprendenti dei Blonde Redhead, mostrano un nuovo aspetto dei tre cantautori, e rendono per questo “Barragán” il fondamentale passo in avanti di una band cardine della New York in musica degli ultimi vent’anni.
L’album è stato prodotto e mixato da Drew Brown (Beck, Radiohead, The Books, Lower Dens, Sandro Perri) e registrato al Key Club Recording di Benton Harbor, Michigan e al The Magic Shop a NYC.
“L’apporto di Drew Brown è stato fondamentale – spiega la band – in studio ci ha invitato a improvvisare fino allo sfinimento, ed è stato un po’ un nuovo inizio”.
Quando i Blonde Redhead si formarono, nel 1993, erano inizialmente un quartetto, ma dal 1995 in avanti, divennero l’indivisibile trio che tutti conosciamo, composto dai gemelli italo-canadesi Amedeo e Simone Pace e dalla studentessa d’arte giapponese Kazu Makino. La loro musica degli inizi era oscurata dalle associazioni con la scena post-no wave/noise: il nome era preso da una canzone dei DNA di Arto Lindsay e i loro primi album erano pubblicati su Smells Like Records di Steve Shelley, il batterista dei Sonic Youth. A quei tempi, questi riferimenti avrebbero fatto pensare ad una band condannata ad inciampare nell’inospitale paesaggio post-grunge. Ma i Blonde Redhead sono ancora qui. E dopo 21 anni, è diventato ovvio che non abbiano mai fatto un album per la fama, o per soldi. Fanno musica semplicemente perché devono.
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