SHOCKINI, il nuovo album dei Sordi, esplora piccoli shock quotidiani e stati emotivi profondi. In questa intervista, la band ci racconta il processo creativo dietro il disco, le scelte artistiche e i messaggi nascosti tra le tracce.

1. Il titolo SHOCKINI suggerisce un concetto di piccoli shock o scosse. Qual è la storia dietro questa scelta di titolo e come si riflette nei singoli brani? Ogni brano di SHOCKINI è stato un “piccolo shock” in fase di scrittura, potrebbe persino rivelarsi un “piccolo shock” in fase di ascolto. Più che per cambiamenti epocali nella vita si cambia per piccoli passi progressivi e non lineari, anch’essi “piccoli shock” che nel tempo contribuiscono a ri-definirci. Questo disco riflette (in tutti i sensi) su questo tipo di progressione.
2. Il disco parla di esperienze quotidiane e stati emotivi. Quali “stati” vi hanno maggiormente influenzato mentre scrivevate questo album? Gli stati del quotidiano e dell’ordinario che di mese in mese hanno caratterizzato le nostre vite e la nostra esperienza di scrittura.
3. Avete detto che non partite da uno stile definito. Come scegliete la direzione artistica di un brano, specie quando passate da un mood più “rock” a uno più “funk”? Tutto in SHOCKINI è funzionale al messaggio. Lo “stile” deve facilitare la trasmissione dell’espressione.
4. Lavorate sempre in duo e tutto viene scritto insieme. C’è stato un momento di conflitto creativo durante la scrittura di SHOCKINI e come lo avete risolto? Il conflitto è stato abbastanza diffuso attraverso tutta la scrittura, un conflitto però schietto e onesto. Entrambi vogliamo dare il massimo, non siamo disposti a compromettere. Il riconoscimento delle buone intenzioni dell’altro ci consente di scazzare male e poi non divorziare perché se no pensa ai bambini.
5. “Cose che non riesco a dire” è l’unico featuring con Musicaperbambini. Come è nata questa collaborazione e cosa ha portato al disco in termini di atmosfera e significato? Non solo è l’unico featuring, è pure il primo pezzo scritto in ordine cronologico. È un pezzo che si arrovella sul fatto di avere necessità di dire cose pur non avendo i mezzi espressivi per farlo e che fa da tramite fra l’uso delle parole pre-SHOCKINI e quello di questo disco. Musicaperbambini (Manuel Bongiorni) è un artista incredibile, un creativo senza vincoli che fa quel che più gli va. Ricevere il suo contributo al pezzo è stato sorprendente e di grande ispirazione.
6. Il vostro processo di scrittura è durato circa due anni. Guardando indietro, c’è qualcosa che fareste diversamente o che vi ha sorpreso di più di voi stessi durante quel periodo? Non cambieremmo nulla. Cambiare qualcosa porterebbe ad altro rispetto a SHOCKINI, e noi lì volevamo arrivare. Certamente siamo grati della caparbietà che speriamo continui ad animarci fintanto che ci cimenteremo in discorsi creativi.
7. Molti brani del disco esplorano l’incomunicabilità e l’ansia. Come pensate che la vostra musica possa aiutare l’ascoltatore a confrontarsi con queste tematiche nella vita reale? Forse i pezzi di SHOCKINI possono risultare d’aiuto nel momento in cui sono esperiti come specchio, che consente di osservarsi da una distanza maggiore. Non abbiamo parlato di nulla di “speciale”, nel senso che la maggior parte delle tematiche riguardano più o meno tutti, in una certa misura. Abbiamo provato a foNografarle, se ci concedete il giochetto di parole. Per osservarci, possibilmente senza giudicare. Per ritrovarci, e ritrovare l’altro da sé che cammina sulla stessa strada. A giochi fatti la speranza è quella di sentirsi un po’ di più e di sentirsi un po’ meno soli.