Con il loro album di debutto Vacuità, i Nevecieca esplorano il concetto di sottrazione e silenzio, mettendo in luce ciò che rimane quando tutto il superfluo viene eliminato. Tra tensione emotiva, fragilità e rigore compositivo, la band crea uno spazio musicale contemplativo, invitando l’ascoltatore a vivere ogni brano come un’esperienza immersiva. In questa intervista, la band racconta il proprio approccio alla creazione musicale, la ricerca di autenticità e la spinta emotiva che li porta a evolvere costantemente come artisti.

Domanda: Vacuità sembra esplorare ciò che rimane quando tutto il superfluo viene tolto. Come vi relazionate personalmente con l’idea di sottrazione e silenzio nella vostra vita e nella musica?
Risposta: Siamo arrivati ad un momento della vita in cui sembra tutto veloce e con una scadenza, dandoci una sensazione di frustrazione e tristezza. Noi semplicemente (forse non molto) abbiamo cercato di capire quale fosse la nostra strada e il nostro scopo, e cercando di raggiungere tutto ciò stiamo tagliando il superfluo che c’era nelle nostre vite: tutte quelle situazioni tossiche e poco costruttive che non portavano a nulla. In questa fase artistica, per quanto riguarda la musica, non abbiamo minimamente voglia di stare in silenzio: abbiamo tante idee e stiamo correndo decisi per portarle a compimento.
Domanda: Nei brani emergono tensione emotiva e fragilità, spesso in contrasto con la rigidità della struttura musicale. Come nasce questo dialogo tra vulnerabilità e disciplina nella composizione?
Risposta: Quando costruiamo un brano non pensiamo a quale testo potrebbe starci bene, o meglio, in fase di jam tra di noi Edward canta una sorta di inglese improvvisato cercando di trovare la linea melodica più adatta. Una volta arrivati a questo, il testo viene scritto in un secondo momento, ma come detto prima, nella maggior parte dei casi segue un flusso di coscienza che non sempre ha una meta chiara.
Domanda: La vostra musica sembra voler creare uno spazio contemplativo per chi ascolta. Quanto è importante per voi che l’ascoltatore viva l’album come un’esperienza immersiva piuttosto che come semplice intrattenimento?
Risposta: A noi piace l’idea che il pubblico ci possa percepire quello che vuole nelle nostre canzoni, in base al vissuto di ognuno. Pensiamo sia affascinante toccare dei punti diversi: che sia una dimensione immersiva o meno, per noi è del tutto indifferente.
Domanda: In un panorama musicale sempre più veloce e frammentato, come riuscite a mantenere autenticità e profondità nella vostra ricerca artistica?
Risposta: Semplicemente seguiamo quello che ci ha sempre interessato. Ascoltiamo poca roba contemporanea, o meglio selezioniamo minuziosamente quello che ci piace o meno. Tendenzialmente siamo persone che vivono la propria quotidianità senza tanto farsi influenzare da fattori esterni; di conseguenza applichiamo questa filosofia anche nella musica.
Domanda: Guardando al futuro, quali concetti o esperienze emotive vi spingono a voler continuare a evolvere come band, e come pensate di tradurli in suono?
Risposta: Crediamo che la voglia di realizzarci sia come persone che musicisti sia la motivazione più grande che ci spinge ad andare avanti. Nel frattempo viviamo e assorbiamo tutto quello che ci capita, cercando ogni volta la versione migliore di noi stessi.