Ci sono dischi che ascolti per passare il tempo, altri che ascolti per cercare qualcosa. E poi ci sono quelli che ti portano da qualche parte, senza chiederti nemmeno il permesso. “Loucani” è uno di quei viaggi in cuffia che non avevo messo in programma ma che mi sono ritrovato a vivere intensamente, come una deviazione inaspettata durante un viaggio on the road, una di quelle deviazioni che, alla fine, si rivelano la parte migliore di tutto il tragitto.
Quello che mi ha colpito subito è il modo in cui questo album mescola influenze, suoni, ritmi e silenzi, senza mai risultare forzato. C’è dentro qualcosa di profondamente nomade, ma non “da turista”: è roba vissuta, assimilata, e poi risputata fuori con una voce che sa di polvere, di ardente sole ispanico e di notti africane. È come se ogni canzone fosse un timbro sul passaporto dell’anima.
I brani non si appoggiano su melodie comode o produzioni “pulitine”, anzi, c’è una ruvidità voluta, quasi rituale, come se certi suoni fossero lì per evocare qualcosa di più antico e profondo. Loucani (esatto, il nome del cantautore coincide con il titolo del disco, o forse sarebbe più corretto dire il contrario) non cerca il consenso facile. La sua è una musica che chiede attenzione, che ti guarda dritto negli occhi e ti dice: “Ehi, rallenta un attimo e cerca di ascoltare davvero”.
Personalmente, ascoltandolo, mi sono ritrovato a pensare a tutte le volte che ho viaggiato per cercare qualcosa che non riuscivo neanche a nominare: una sensazione, una verità, una connessione… Questo disco mi ha fatto sentire meno solo in quella ricerca. Ha il sapore delle partenze e la malinconia di certi ritorni, quando torni cambiato, ma il mondo attorno sembra sempre lo stesso.
Se amate la musica che attraversa confini, che non ha paura di sporcarsi le mani con l’imperfezione, e che vi parla con la voce un po’ roca di chi ha visto e sentito tanto, allora Loucani vi piacerà. Non è facile da etichettare, e per me questo è già un gran bel complimento.
Consiglio: ascoltatelo di notte, con le luci basse e zero notifiche. Lasciatevi portare dove vuole lui. Non capita spesso di poter dire che un album ti ha fatto viaggiare davvero, senza muovere un passo.