Fuori su tutte le piattaforme digitali da venerdì 23 maggio 2025 il nuovo singolo di Ramo. “Kukaa Karibu”, questo il titolo del brano, è una frase in lingua swahili che significa “stammi vicino”. L’idea per il pezzo è nata guardando “ZOO”, serie Netflix in cui la frase viene pronunciata dal personaggio di Abraham Kenyatta (interpretato da Nonso Anoize) in un momento di difficoltà. Questo titolo girava negli archivi di Ramo da tempo e, grazie all’incontro con Luca Sala (autore per Tiromancino, Eros Ramazzotti, Alessandra Amoroso ed Emma Marrone, per il quale firmò la sua vittoria a Sanremo 2012), ha preso vita durante una chiacchierata presso lo studio Ebim Records di Lodi.
“Kukaa Karibu” è un brano cantautorale fortemente influenzato dal pop e dal sound africano in cui viene trattata la tematica della vicinanza delle persone che ci circondano, vicine e lontane, che siano la famiglia oppure gli amici, specialmente per affrontare le nostre paure. Un vero e proprio inno alla fratellanza al cui interno si possono apprezzare i cori di Laura Pirrigheddu.
Abbiamo chiesto a Ramo (al secolo Stefano Ramelli) di raccontarsi per noi di Lost In Groove:
“Perchè ho iniziato a fare musica? Varie motivazioni in realtà. Fin da piccolo guardavo quasi solamente i canali dove venisse trasmessa musica (oltre che ai cartoni animati).
Vedevo mia madre, faceva la casalinga, che, grazie alla musica, aveva sempre compagnia ed era felice di questa “compagna astratta”. Un’altra motivazione, anche se apparentemente non lo si direbbe, sono molto timido, esternando i miei problemi, fatti accaduti, con la musica mi libero. Spesso, aggiungendo una melodia o una musica al discorso si enfatizza di più la situazione, questa miscela mi fa stare bene.
Parlare di me non è mai stato facile, ma, quando dal vivo, parlo delle mie canzoni (che, nel mio caso, sono uno spaccato della mia vita) riesco tranquillamente a raccontarmi, è come se parlassi in terza persona ma di me.
La “maschera” di Ramo è un conduttore che mi permette di raccontare fatti, belli o brutti che siano, senza attribuirli direttamente a me (anche se lo sono). Sembra una pazzia, ma è un fatto psicologico che mi apre tanto, e poi, essendo un soprannome che mi porto dietro fin da bambino, è come se Ramo fosse il mio diario segreto che leggo in pubblico, ma non è semplicemente un diario, è una sorta di documentario sulla mia esistenza (e di chi ha vissuto le stesse esperienze).
Ci sono vari momenti dove la musica è stata l’unica via d’uscita, quando persi mia madre, facevo già musica, ma non ne ero così “fissato”, da li, ho cominciato a volermi esprimere di più ed a desiderare di calcare qualche palco (missione riuscita grazie anche alla band nel quale suonavo). Successivamente la morte di mio padre ed, a stretto giro, la mia separazione, la musica era li, in attesa che le chiedessi (e le dedicassi) il tempo del quale necessitasse.
Poche cose mi rendono veramente vivo, mi piace sperimentare esperienze nuove e ripetermi il meno possibile, con la musica è diverso, mi sento vivo sempre. Che sia in studio, sotto o sopra un palco, pieno o vuoto che sia è sempre un’esperienza diversa! E’ il miglior modo che trovo anche per socializzare, senza l’argomento musica, spesso, non riesco neanche ad iniziare un discorso (seppur abbia anche varie altre passioni).“