E’ pronta a ripartire con la tranche estiva del tour di “Io della musica non ci ho capito niente”, suo secondo album, la palermitana Giulia Mei, diventata una vera e propria icona della musica al femminile in Italia grazie al suo brano “Bandiera”.
Abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con lei in vista di questo nuovo tour, che partirà il 31 maggio dal Padova Pride.
Ciao Giulia, allora dopo questa prima parte di tour, ci hai capito qualcosa in più della musica?
Questo è stato il mio primo grande tour ed effettivamente mi ha insegnato molto, soprattutto mi piace la connessione che si crea e si è creata col pubblico; è certamente faticoso fare un tour così lungo ma è estremamente gratificante quando poi incontri le persone e le vedi cantare i tuoi brani.
Per te che sei arrivata alla celebrità con un brano come “Bandiera”, cosa vuol dire ripartire col tour estivo da una data come il Pride di Padova? E’ di questi giorni la notizia dell’ennesimo femminicidio, quindi mi viene spontaneo chiederti se il tuo pubblico è attento a queste tematiche e se pensi che la musica, con brani appunto come “Bandiera”, riesca ancora a spostare qualcosa nelle coscienze delle persone.
“Devo dire che sto notando un pubblico molto trasversale ai concerti, ci sono diverse famiglia e ragazzi giovani e ho notato che sì, sono molto attenti sul tema del femminicidio e quello della parità di genere: ci sono anche molte ragazzine ed è bello vederle cantare “Bandiera” con quella convinzione. Io certamente credo nel potere della musica, altrimenti non scriverei i miei brani; la musica può ancora aiutare a mettere in luce determinati temi sia dal punto di vista politico che culturale, credo molto nelle nuove generazioni ed è fantastico, ripeto, vedere ragazzi e ragazze cantare certe parole.”
Dal punto di osservazione privilegiato che è quello del cantautore che può girare tutta Italia grazie ai tour, che tipo di Paese stai vedendo?
Io vedo un Paese che ha bisogno di emozionarsi, un Paese che ha bisogno di storie, di verità, di quotidianità molto semplicemente. Vedo ai miei live persone che si riconoscono nelle storie che racconto e mi si avvicinano perchè si rivedono nelle mie parole. E’ fantastico vedere questa umanità, questa bellissima umanità che ha voglia di riflettere su certi temi, di impegnarsi, checchè se ne dica in TV o sui giornali. La gente ha voglia di storie, da qui anche il ritorno in auge del cantautorato a cui stiamo assistendo.
Ho trovato “Io della musica non ci ho capito niente” un disco estremamente personale da parte tua, un disco dove non hai avuto paura anche di esporre parti dolorose del tuo vissuto anche familiare. In particolare il brano “Mio padre che non esiste” racconta una pagina molto intima per te, in cui ho sentito però tutta la tua urgenza di comunicare.
Sì, è così, quel brano è uscito proprio come qualcosa di necessario; lì racconto la malattia mentale di mio padre e dico cose che non avevo mai espresso nemmeno a lui stesso.
In questi giorni tra l’altro ci sono vari eventi di sensibilizzazione sul tema malattie mentali, se ne parla sempre in modo distorto o pericoloso, io volevo solo esprimere il punto di vista di una persona che vive vicino a un malato mentale, vedendo la cosa non come un qualcosa da discriminare. Mettere quelle parole in musica è stato per me doloroso ma anche una liberazione.
Dal punto di vista dei suoni in questo disco hai completamente destrutturato il tuo background, cambiando tanto anche rispetto al tuo primo disco, tanto che nei live sei accompagnata dal beatboxer Vezeve. Come hai maturato questa scelta di ampliare il tuo orizzonte sonoro?
E’ venuto abbastanza naturalmente, ho sentito l’esigenza di ampliare quello che stavo scrivendo e quello che stavo ascoltando, a poco a poco sentivo il bisogno di scrollarmi di dosso alcuni preconcetti sulla musica stessa,alcune pressioni su quello che la forma dovrebbe essere, quello che la musica dovrebbe essere, aspettative di mercato, aspettative sistemiche che in realtà hanno poco a che fare con la musica, quindi là è nata come hai detto tu l’esigenza di destrutturare, di ricominciare da capo e trovare una forma nuova e una direzione diversa e poi ovviamente il riscorso su live è stato chiaramente anche là necessario, avevo bisogno di un live molto più contaminato, che raccontasse tutte le sfumature del disco: l’anima classica rimane, il mio pianoforte si sente ma poi ci sono i synth, il beatbox, la loop station e tanto altro.
Le tue storie vengono dalla Sicilia, che torna forte anche in alcuni brani (penso a “A’ picciridda mia”, “Un tu scuiddari”), quanto è forte il legame con la tua terra? E quanto ti hanno influenzato nomi come Carmen Consoli o Franco Battiato?
Il legame è assolutamente forte e sicuramente nomi come Carmen Consoli, Battiato, ma anche Rosa Balistreri mi hanno molto influenzata, ma anche devo dirti i canti popolari siciliani: respirare una certa aria ha certamente contaminato la mia musica, così come lo ha fatto il nuovo cantautorato siciliano, da Dimartino ad Alessio Bondì, che canta in dialetto palermitano e ho avuto ospite al mio live proprio a Palermo: sicuramente ascoltarlo mi ha dato la voglia di portarmi dietro questa lingua meravigliosa e non lasciarla per strada. La mia anima è indissolubilmente palermitana, come si sente bene in “A’ picciridda mia”, dove racconto la me bambina.
Hai parlato di ascolti legati al cambio di sonorità del disco: quali sono i dischi, ma mi viene da chiederti anche le letture, che ti hanno influenzato durante la composizione di “Io della musica non ci ho capito niente”?
Devo dire che a livello di ascolti mi sono presa parecchia libertà, soprattutto nel riscoprire delle cose, specialmente la musica elettronica, la musica più sperimentale, up-tempo, la drum and bass; insomma mi sono voluta spogliare di tutti i preconcetti da musicista di formazione classica, senza disdegnare però di ascoltare il cantautorato, soprattutto la scuola francese di cui apprezzo anche il pop e l’elettro-pop: ad esempio Stromae, apprezzo tantissimo il lavoro che fa sulla voce.
Per quanto riguarda le letture, devo dire che vorrei leggere molto di più! Sono stata rapita di recente dalle poesie di Patrizia Cavalli che ho adorato e poi, tornando anche sul tema della figura femminile, sto leggendo un libro che si chiama “Madri del Novecento”, che racconta le storie delle nostre nonne e madri, quelle storie comuni un po’ dimenticate ma che ci hanno cresciuto, che ci hanno reso ciò che siamo, almeno per quanto mi riguarda.
Tornando alla musica ci tengo a dire che ho riscoperto anche cose classiche che magari avevo studiato al conservatorio ma non avevo approfondito, ad esempio mi sono innamorata di Sostakovic, riscoprendo alcune cose di metà novecento o di Clara Schumann, tornando più indietro nel tempo, che per me è Clara Wieck, col suo cognome da nubile: ho ritrovato tanti stimoli da tutte queste cose.
A proposito di donne, nel disco collabori con Mille e Anna Castiglia, altre due voci di questa nuova ondata di cantautorato femminile: ti senti parte di questa scena? Pensi che ci sia sufficiente attenzione sul tema “donne nella musica”?
Sì, questa scena esiste e me ne sento parte sicuramente e vedo che sta iniziando ad avere spazio e spero ne abbia sempre di più perché credo che tutte abbiamo qualcosa da dire. I dischi di Anna o di Emma Nolde o quello di Daniela Pes sono bellissimi. Insomma veramente c’è tanta bella musica che sta uscendo. C’è una differenza dall’800 – ‘900 e oggi; oggi sicuramente queste musiciste meravigliose non verranno insabbiate o dimenticate e hanno lo spazio che meritano.
Ultima cosa che ti chiedo: a posteriori pensi che il passaggio da un talent (X-Factor, ndr) ti abbia aiutato o non abbia mostrato effettivamente chi eri musicalmente?
Assolutamente mi ha dato una una risonanza in più rispetto a quella che potessi avere fino ad allora. Tra l’altro mi ha dato la possibilità comunque di portare sul palco esattamente ciò che sono. Io ci sono passata per poco e ho portato alle Audition la mia musica e la mia persona in toto, quindi devo dire che mi ha sicuramente aiutato a raggiungere un pubblico più ampio e ad arrivare a quello che è successo dopo, dal primo disco al tour successivo.
Queste le date del tour estivo di Giulia Mei:
31 Maggio – Padova – Padova Pride
1 Giugno – Impruneta (FI) – C’è di Peggio Fest
3 Giugno – Torino – Hiroshima Sound Garden
5 Giugno – Cagliari – Ateneika
6 Giugno – Bisceglie (BT) – Controcorrente S.O.S.
13 Giugno – Londa (FI) – Festival della Montagna Fiorentina
14 Giugno – Castelleone di Suasa (AN) – W! Festival
19 Giugno – Arbia Scalo (SI) – Birrarbia
21 Giugno – Roma – Testaccio Estate
25 Giugno – Bologna – Montagnola Republic
26 Giugno – Oristano – Immagina Festival Sviluppo Sostenibile
3 Luglio – Napoli – Teatro San Carlo
11 Luglio – Roccamandolfi (IS) – Rocka in Musica
12 Luglio – La Spezia – La Spezia Pride
19 Luglio – Firenze – Ultravox
25 Luglio – Genova – Lilith Festival
26 Luglio – Assisi – Riverock
27 Luglio – Lagnasco (CN) – D’acord Fest
31 Luglio – Paestum (SA) – Revolution Camp
1 Agosto – Messina – Tba
3 Agosto – Realmonte (AG) – Light Blue Festival
7 Agosto – Longobardi (CS) – Minestra Festival
8 Agosto – Rivello (PZ) – Polifonie Music Festival
9 Agosto – Corsano (LE) – Confini Festival
12 Agosto – Polizzi Generosa (PA) – Festa in Piazza
21 Agosto – Calatafimi (TP) – Segesta Teatro Festival
22 Agosto – Palermo c/o Stand Florio – Roots Sessions