Con Stagioni Asincrone, gli AEntropica firmano un debutto che appare maturo, riflessivo e consapevole. Il duo romano, formato da Valentina Mariani e Carlo Olimpico, lavora da tempo alla definizione di un linguaggio personale che non segue le rotte consuete della musica indipendente italiana. Qui non si trovano riferimenti a scene o generi dominanti, né l’urgenza di apparire sperimentali. Al contrario, emerge una coerenza interna costruita con metodo.
Il disco, composto da dieci tracce, si muove tra parola e suono con equilibrio. I testi, tutti scritti da Mariani, rivelano una scrittura poetica ma comunicativa, fatta di immagini mai troppo astratte, che oscillano tra personale e collettivo. La voce non cerca effetti teatrali, si mantiene controllata, affidandosi più alla cadenza che alla melodia. Il parlato, seppure frequente, non esclude passaggi cantati, mantenendo una fluidità espressiva che evita rigidità.
Le produzioni di Olimpico sono essenziali ma mai scarne: sintetizzatori, suoni concreti, drum machine, chitarre filtrate e inserti noise contribuiscono a costruire un ambiente sonoro stratificato, ma mai sovraccarico. Ogni brano ha una propria identità timbrica, pur rientrando in un impianto estetico unitario.
Un elemento di forza è la capacità del disco di evitare la didascalia: anche quando i temi si fanno politici o intimi, non c’è mai un tono predicatorio. Mariani scrive da una posizione situata, ma lascia spazio all’ascoltatore per interpretare. Le “stagioni” cui si fa riferimento nel titolo sono interne, emotive, incerte nei confini.
Stagioni Asincrone è un esordio atipico: non punta sull’immediatezza, ma costruisce nel tempo un rapporto con chi ascolta. È un disco che richiede attenzione e restituisce profondità. In un panorama spesso frettoloso, è una proposta solida e necessaria.