Intervista via mail a The Leading guy

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Avevamo già parlato di lui nel recensire il suo primo lavoro. Ora nei prossimi due giorni sarà opening act per Jack Savoretti. Abbiamo raggiunto via mail The Leading Guy

1. Credo che noi che veniamo dalle province siamo un po’ più teste dure di altri nel perseguire i propri sogni. Tu come la vedi?
– Nascere e crescere in provincia ti mette da subito di fronte ad una scelta da fare: rimanere o partire. Sembra banale ma questa consapevolezza cambia da subito il modo di vedere il mondo. Chi decide di partire deve far si che i propri sogni siano Forti abbastanza da reggere l’urto il più a lungo possibile. La testa dura spesso deriva dalla paura di dover fare marcia indietro e tornare a dove tutto è partito. La provincia vive di storie piccole, gesti quotidiani, routine e sino a qualche tempo fa fuggiva la massificazione delle idee. E’ dove nascevano le cose più belle.
2. L’anno scoorso è stato quello del salto? Vuoi raccontaci come è andata
-“Memorandum” è un disco che mi ha cambiato la vita. Non sarà il disco più bello che farò ma sicuramente è quello a cui sarò sempre legato. MI ha permesso di diventare un “musicista” a tempo pieno. Non credo di aver fatto un salto ma mi sono avvicinato al trampolino. Data dopo data ho visto crescere l’entusiasmo ed ho capito che la gente apprezzava il mio lavoro. Avere la fortuna di avvicinarmi ad artisti internazionali e stringere un buon rapporto con loro credo sia stata  la conseguenza di una gavetta importante ed essenziale. Quando davvero farò il salto cercherò di rimanere in aria il più a lungo possibile. E’ questa la parte divertente di questo mestiere.
3. Hai sicuramente fatto un sacco di live (molti vicino a casa mia ma io ero in planes, tipo). Come ti rapporti alla dimensione live?
– Cerco sempre di ricordare a me stesso che le persone davanti a me sono reali. Il pubblico non è una marea compatta ma una somma di singoli individui con una storia personale. Il solo pensiero che qualcuno abbia fatto dei chilometri per vedermi mi mette i brividi e mi carica di responsabilità. Non sto semplicemente promuovendo delle canzoni ma sto promuovendo me stesso, ciò che sono. E’ per questo che mi impongo un livello di onestà altissimo, nel bene e nel male. Sono felice che l’emozione prima di un live sia ancora forte, significa che ci tengo.
4. Quale è il tuo processo compositivo? Riesci a comporre durante itour o sei uno di quelli precisi da stare in studio e riflettere
– Per me il tour è stato un periodo in cui ho scritto poco ma raccolto molto. Ho raccolto storie, idee, consigli. Quando scrivo lo faccio di getto e in pochi giorni. Questo è possibile perché tendo a riempirmi di concetti e sensazioni sino a scoppiare. Scrivere diventa poi fisiologico, quasi un bisogno. La parte dello studio mi aiuta a capire se una canzone è buona o meno buona. Se davvero è amore o solo una cotta passeggera. In questo mi aiutano le persone a me più vicine.
5. Perché prendere il proprio Nome da quella canzone di Micah p Hinson?
– E’ una domanda che mi pongono spesso ma la risposta rimane sempre poco interessante.Cercavo un acronimo che sintetizzasse il mondo che avevo in testa. In quel periodo ascoltavo molto Micha e quella canzone mi ha stregato.In questo progetto artistico sono in completa solitudine e chiamarmi The Leading Guy è un buon paradosso che ben mi rispecchia.
6. Nel centinaio di date e opening che Hai fatto nel 2016… Di quali Hai ricordi più buffi, toccanti. Assurdi? Visto che sei and a to in giro davvero tanto te ne concedo 5!
– L’emozione del primo grande concerto la ricordo ancora bene:”Ferrara sotto le stelle” insieme ai 2cellos.Rimane lo spartiacque tra il prima e il dopo nella mia piccola carriera. Ritornare nella città dove sono nato e riempire un teatro è un altra delle cose che ricordo con molto affetto. Mi sono sentito amato nel modo più sincero possibile ed è stato bellissimo. Ogni data ha avuto la sua caratteristica ma io le vedo nel complesso come un grande sogno durato un anno. Se come cantavano i Beatles “alla fine l’amore che dai è uguale a quello che ricevi” devo darmi da fare. Ho un debito enorme con il mio pubblico.
 Di cose buffe ne sono successe molte ma te ne racconto una sola.  Un giorno alla stazione Termini sono stato avvicinato da un ragazzo che pretendeva io fossi Giò Sada. Non c’è stato verso di fargli capire che non ero lui. Se ne è andato arrabbiato perché non gli firmavo l’autografo.Credo che Giò Sada abbia fatto una figuraccia per colpa mia.
7. Canzone preferita da suonare live e perché?
– Behind the Yellow field. E’ un brano che parla delle mie umili origini e sintetizza il senso di paura costante. Cantarlo mi aiuta a ricordare che non conosco il punto di arrivo ma ricordo perfettamente il punto di partenza. E’ un monito per ricordare a me stesso da dove sono partito. Sono cresciuto in un piccolo prato in campagna e quando suono davanti a 50,100,1000 persone questa canzone mi ricorda che è con le cose semplici e vere che si vince, sempre.
(grazie a Valentina di Vivo Concerti)
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