Nel 1930 il fisico inglese Paul Dirac inventa un modello teorico del vuoto visto come un mare infinito di particelle di energia negativa. E’ “
Il Mare di Dirac”, concetto quantistico decisamente astratto che
La Belle Epoque ha deciso di usare come titolo del suo (molto più fisico e intenso) disco d’esordio disponibile dallo scorso
13 novembre in formato fisico(scrivendo alla band sulla sua pagina Facebook o all’indirizzo
labelleepoqueband@yahoo.it) e
in digitale sulle principali piattaforme musicali.
Otto tracce di indie-rock d’autore – fra cui il primo singolo “Cracovia” con relativo video disponibile su YouTube – fieramente instabile ed elettrico accomunate dalla necessità di convogliare l’attenzione dell’ascoltatore verso tutto ciò che – proprio come le particelle del Mare di Dirac – spesso passa inosservato e scorre quasi senza far rumore giorno dopo giorno, ma che è quanto di più importante una persona possa desiderare nella vita come nei rapporti umani.
La formula de La Belle Epoque è quella classica del miglior indie rock d’autore, ma improntata ad un suono decisamente personale: voci e chitarre disegnano melodie a volte dolci e a volte insolite e urticanti; basso e batteria innestano soluzioni ritmiche che tolgono il respiro o aprono spazi straniati. E di tanto in tanto un piano, una tastiera o una chitarra diversamente modulata intervengono a scompaginare ulteriormente le carte e a tendere un agguato a chi ascolta.
E’ un suono anni Novanta quello de La Belle Epoque, che la band, in una visione umorale di tale influenza, ha cercato di tenere volutamente “retrò” e il più possibile live. Ciò anche grazie al fatto che il disco è stato registrato in uno studio unico nel suo genere, ovvero Il Teatro delle Voci di Treviso, dove i brani sono stati catturati interamente in diretta con un uso di strumentazioni attuali e vintage sotto la sapiente guida di Jean Charles Carbone.
Su questo lavoro d’artigianato “in forma di decibel” si appoggiano testi che sono per scelta in lingua italiana, liriche scritte quasi sempre di getto, a cuore aperto, per ritrarre attimi di vita, scelte ed occasioni. Parole intime, che inizialmente si nascondono per poi aprirsi piano piano e diventare universali. Svelando quell’altra faccia delle cose che, come nella visione romantica del Mare di Dirac, possono dare un senso alle vite di ognuno, laddove altrimenti ci sarebbe soltanto il vuoto.