L’imprevedibile, sensibile Mark – Sun Kil Moon live al Locomotiv

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Arriva sul palco fasciato nella sua blusa che sembra quasi calzargli troppo stretta, Mark Kozelek, una di quelle figure statuarie, imponenti, non solo per la mole ma per quello che il suo nome si porta dietro: lui è uno di quelli che hanno plasmato gli anni ’90, con quei quattro dischi dei Red House Painters editi sotto 4AD che sono vere e proprie pietre miliari per gli amanti dello slowcore e Mark ne è ben conscio e sa che un suo sguardo gelido o una sua battuta al vetriolo sono in grado di mettere in soggezione chiunque; non sai mai cosa aspettarti da lui, ma in realtà, sotto i tratti duri di origini polacche si nasconde una sensibilità e una gentilezza di quelle rare e la voglia di dialogare e stabilire un contatto con pressoché chiunque, che è proprio ciò che è accaduto durante il live al Locomotiv Club di Bologna, stracolmo per l’occasione.

Mark ha sorriso, regalato perle, fatto battute (“non fate foto dove sono senza giacca, voi italiani siete tutti magri”), chiesto a chi lo stava riprendendo con i telefonini di “godersi il momento, perchè tanto alla fine basta che mi facciate 2 foto, non 25, che la faccia è sempre uguale” e, in quello che diventerà un momento da ricordare (per lui in particolare ma per tutti noi), fatto salire sul palco un ragazzo dal pubblico, Edoardo, che ha cantato (piuttosto bene devo dire) due brani “I can’t live without my mother’s love” e “Harper Road”.

Tra “Carry me Ohio” e “Richard Ramirez died today of natural causes” è spuntata inaspettatamente nella setlist (che non esisteva, nel senso che Kozelek suonava ciò che gli suggeriva il momento e ciò di cui aveva voglia, accompagnato dal suo tastierista) “Katy Song”, un vero e proprio colpo al cuore che ha strappato qualche lacrima e ammantato la sala della malinconica fragilità che solo le canzoni dei Red House Painters sanno regalare.

A tal proposito non sono mancate neppure “Have you forgotten” nè “Michigan” per quella che è a tutti gli effetti da classificare come una serata epica, in cui si è creata una vera e propria magia tra Kozelek e il pubblico, ma più in generale mi viene da dire tra lui e la città di Bologna, definita da lui stesso come uno dei suoi posti preferiti (e quello in cui ha mangiato meglio al mondo).

Insomma, Sun Kil Moon al Locomotiv sarà presto per i presenti una di quelle occasioni per le quali sarà un onore poter dire “io c’ero”.

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