I PLZ ci raccontano il loro nuovo singolo “107 (opinioni)”, un numero senza quadrati, l’atmosfera al Supermoon Studio e molto altro…

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Già anticipato dal recente singolo “cose belle“, venerdì 31 maggio 2024 esce su tutte le piattaforme digitali (in distribuzione Believe Music Italy) il nuovo singolo dei P L Z, dal titolo “107“. Un nuovo capitolo per il duo senza volto di stanza a Milano: un’anima pulsante techno pop, una creatura luminosa dalle venature cantautorali che, come uno spettro,  vedevamo aggirarsi per la scena musicale già dal 2021, quando uscì l’album di debutto  “M E G A“, e che ora (finalmente) è di ritorno. Forse questo numero, il 107 che dà il titolo al brano, ha un significato esoterico, da numero primo senza quadrati. O forse 107 è solo il numero del preset da cui è nato questa traccia, la prima scritta per il nuovo disco dei P L Z.

L’immagine di copertina creata da Emanuele Ferretti incarna perfettamente il misto di rabbia e voglia di tenerezza che anima il brano, fra picchi di esaltazione e cadute nella disillusione, in cerca di quel tocco amorevole che ripristini una qualche forma di equilibrio.

Un progetto senza volto, che però ha tanto da raccontare. E noi abbiamo cercato di farci raccontare qualcosa in più.

  1. Come mai avete deciso di non mostrarvi in volto nonostante, ci dicono, siete due personaggi abbastanza noti nella scena musicale di Milano?

Perché ci siamo stancati delle nostre facce e cerchiamo stimoli per essere diversi da noi stessi: ogni tanto fa bene spiazzarsi e uscire dai propri cliché. E poi le maschere ci hanno aiutato a trovare nuovi spazi e concetti artistici da esplorare: sono al crocevia fra il lol, la morbosità, il terrore, la ritualità, il no gender e la sperimentazione sessuale. Tutte cose che, se ci pensi, fanno parte o dovrebbero far parte della musica.

 

  1. Siete attualmente impegnati in altri progetti musicali?

Una metà sì, l’altra no. Io sono la metà inattiva, inerte, assopita. Giacomo è quella proattiva: attualmente produce e suona con mezzo mondo a Milano, da Dadasutra ad Angelica, da Laila Al Habash a Damon Arabsolgar. 

  1. Cosa avreste voluto sapere prima di pubblicare il vostro album di debutto “M E G A”, oggi che sono passati quasi tre anni?

Siamo piuttosto incoscienti e autoreferenziali: anche se lo avessimo saputo, non lo avremmo fatto lo stesso. Così vogliono i fati. 

  1. E perché siete affascinati dal numero 107, un numero primo senza quadrati? Che significato ha per voi, tanto da usarlo come titolo del vostro nuovo singolo?

Tutti i numeri sono magici. Intendo dire che per ogni numero si potrebbe fare un discorso esoterico-matematico super complicato. 107 è in realtà il preset da cui è nato il pezzo: un suono che avremmo voluto infilare ovunque, ma era impossibile farlo, quindi ci abbiamo fatto un pezzo apposta, per toglierci questa voglia. Più che un suono è un pensiero dominante. Sarà un caso, ma è anche l’unico pezzo al mondo a chiamarsi così: se lo cerchi su Instagram esce subito. Mai successo. 

  1. Avete voglia di parlarci del Supermoon Studio? Lo possiamo definire casa, per voi?

Il Supermoon Studio è la creatura di Giacomo, la sua tana, il suo guscio, che si schiude solo davanti a chi sa cogliere la bellezza di un ambiente senza sofisticazioni e pregiudizi, da cui, se sei puro di cuore, escono solo delle gran figate. È un po’ casa del sonno, un po’ sonda spaziale: si viaggia fra tisane, biscotti caserecci e dispositivi elettronici che vivono di vita propria, il tutto manovrato dalle manine fatate di Giacomo: l’uomo che sussurra alle macchine. Io arrivo, suono, canto, mangio e poi cado in trance e mi sveglio al pulsare di una sinusoide filata con la stessa maestria delle Parche. Il Supermoon è l’oracolo di Delfi e Giacomo è la Pizia.  

 

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