Recensioni: Raw Coward, il nuovo disco dei God Damn

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Ed eccomi a recensire un altro prodotto della reclusione pandemica a cui numerosi artisti sono stati forzati negli scorsi mesi, ma che allo stesso tempo sembra aver portato molti di essi a una sorta di rinascita dal punto di vista creativo e stilistico. Questa volta parlerò del nuovo disco dei God Damn, band inglese al suo terzo LP che trova la propria cifra stilistica nel punk e nell’hard rock, cosa che già negli scorsi anni è valsa al gruppo il titolo di band più rumorosa della Gran Bretagna!

Il gruppo in realtà per anni è stato di un duo, è alla sua quarta pubblicazione e torna sulla scena con una parte ritmica incredibile, chitarre distorte e voci esplosive che raramente si vedono nella scena pop-rock, qui infatti si parla di grunge e di hard rock, non per tutti certamente ma in grado di scuotere il corpo di chiunque si interessi al genere.

‘’Raw Coward’’, in uscita oggi per One Little Records, si compone di dieci tracce in cui la prima della durata di circa un minuto sembra essere quasi un intro, un sommario che racchiude tutte le sonorità affrontate nelle tracce successive

I temi trattati nei testi sono complessi, si va da una critica all’industria musicale a una messa in ridicolo dell’abuso di potere, verso cui troppe fazioni si stanno rivolgendo; il tutto affrontato con il noto black humor inglese che si avvale anche della sperimentazione musicale resa possibile dallo scorso lockdown. Il disco infatti è stato registrato tra le mura domestiche dei musicisti, lontano dai tempi e dalle pressioni degli studi di registrazione, ogni suono è stato cercato e sfruttato, si possono infatti sentire i bambini giocare in sottofondo come afferma Thomas Edward chitarra e voce dei God Damn.

Il gruppo prevede una nuova formazione, al vecchio duo si sono aggiunti Hannah al Shemmeri alle tastiere e Robert Graham per arricchire le chitarre che in molti pezzi la fanno da padrone.

Ad aprire ’’Raw Coward’’ è English Slaughterhouse Blues, un minuto di sonorità distorte , che permettono immediatamente di comprendere la cifra stilistica del disco; non aspettiamoci un disco melodico e raffinato, qui i suoni sono forti, ci possono essere delle imprecisioni, ma ogni sensazione colpisce allo stomaco. A proseguire la tracklist ci sono titoli ironici ma che ricalcano gli argomenti trattati con umorismo, ad esempio ‘’Radiation acid Queen’’ oppure il gioco di parole che si crea unendo ‘’Cow’’ e ‘’Kaine’’. Non certo un disco per persone troppo sensibili, la parte strumentale infatti è imponente e sovrasta la voce, tutto nel nuovo lavoro dei God Damn viene estremizzato se pensiamo ai dischi precedenti. Due tracce: ‘’Shit Guitars’’ e la traccia di chiusura raggiungono l’apice dell’umorismo, più spazio dedicato a un arpeggio che in entrambi i casi finisce però in un urlo liberatorio a sottolineare la contrapposizione tra la musica proprosta dal più idolatrato indie-rock e la forza aggressiva, talvolta violenta dell’hardcore proposto dal gruppo inglese.

Tracklist:
English Sloughterhouse Blues
Yout
Radiation Acid Queen
Cowkaine
Shit Guitar
Little Dead Souls pt.1
Little Dead Souls pt.2
Drop Me off Where They Can Clean Up
Raw Cowhide
Dog Shit in The Autumn Leaves

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