Live Report: Piotta – Festa dell’Unità, Milano, 7 Settembre 2019

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C’è sempre una piacevole sensazione di “vecchia scuola”, nel vedere un concerto ad una Festa dell’Unità. Palco basso, pubblico motivato mischiato a curiosi politicizzati… ambiente perfetto per un cantante che ha attraversato oltre due decadi di hip-hop italiano, tenendo dritta la sua barra artistica, partendo col botto senza poi svendersi mai, restando saldo con la sua etichetta indipendente e rimanendo fiero di esibizioni, appunto, alla Festa dell’Unità. Piotta alla festa PD a Milano è stato una goduria, e non solo perchè c’era anche l’ingresso gratuito.

A scaldare l’atmosfera (dopo un dibattito sulle strutture sportive nell’area milanese), c’è Acaro, misterioso cantante di Bergamo del quale ora sembra impossibile trovare anche una semplice biografia. Ha una backing band che sa mettere delle basi molto evocative, e sembra che il suo argomento preferito sia il disagio giovanile, con ritornelli che spaziano da “Le foto del cazzo su messenger – yeah!”, alla tagliente “Il Nesquik ha più like di me”. Il brano più tagliente è comunque Katane, cantata dai suoi fan nel pubblico. Una buona performance, anche se di poche parole.

Il palco viene poi arredato per l’Interno 7 di Piotta: si tratta di posizionare qualche scatolone “da trasloco” accanto alle casse, e dopo un veloce soundcheck è ora di scendere in pista. La band arriva con Marvel Mex per far urlare il pubblico, ma quando Piotta prende il palco, iniziano le emozioni.
Si percorre la sua intera carriera, iniziando dal passato e ammirando la sua street credibility, passando alle moderne rivisitazioni di alcune canzoni scritte a fine anni Novanta, toccando picchi cantautorali contenuti su Interno 7, mixando dal vivo alcuni brani che prendono ispirazioni da vhs, vinili e musicassette estratti dallo scatolone dei ricordi.
Il flow di Piotta, così come le sue parti cantate, è veramente perfetto: pulito, senza sbavature, dizione precisa e senza sbagliare un colpo, nonostante i continui cambi di tono – ma a stupire è soprattutto il carisma del cantante romano, che presenta ogni pezzo narrando una storia personale.

A livello musicale, la live band miscela quasi tutto adottando uno stile funk perfetto per far ballare anche chi è andato alla festa dell’Unità solo per fare un giro il Sabato sera, ma anche per chi è a digiuno di Piotta da qualche anno, quando la vera Febbre Del Sabato Sera ha inizio (con un fischio, sì), affiorano sulle labbra tutte le parole di canzoni che magari non ci si ricordava nemmeno di aver sentito. Supercafone, sì, ma anche la Mossa del Giaguaro, o La Grande Onda che fa ballare veramente tutti. O, perchè no, 7 Vizi Capitale, sigla di Suburra su Netflix.

Piotta è eclettico, ed il suo show fa stare bene. Non l’abbiamo visto questo concerto, l’abbiamo vissuto.

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