Live report: Negrita + Kiol al Goa Boa festival 2018

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Nel bel mezzo dell’estate, parto spedita in trasferta a far danni, per approdare al Goa Boa Festival di Genova, dove si esibiranno Negrita e Kiol.

 

Organizzato dall’Associazione Culturale Psyco (nome che ritengo più che adorabile) in collaborazione con il comune di Genova, il Festival si localizza al Porto Antico – Arena del Mare, proprio nel centro città, con splendida vista mare e navi da crociera che passano sullo sfondo tra una birra e l’altra.

Una location inusuale davvero attraente, che fa molto ‘Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto’, quindi luogo birichinissimo e perfetto per il limone selvaggio.

 

Dato che non mi stancherò mai di dire che se non faccio qualcosa di svampy c’è da preoccuparsi, a causa di felicità e gironzolamento per la città, arrivo al concerto che l’esibizione del torinese Kiol come opening act, è già finita.

Peccato, perché ero curiosa di ascoltare dal vivo il giovane ma già navigato artista, all’anagrafe Alessandro Bossi, che ha suonato in svariati festival europei e collabora con i musicisti di Paolo Nutini, tra cui Dave Nelson, nonché condivide con lui il produttore musicale Dani Castelar.

 

Faccio in tempo a ordinare qualcosa da bere e da mangiare, a riposarmi sulle panche ai tavoloni di legno degli stand gastronomici, e compro pure una t-shirt dell’evento, organizzato egregiamente e con personale gentilissimo, che ad un tratto dal nulla arrivano i Negrita!

Senza introduzioni o saluti vari ed eventuali, in tipico stile toscanaccio aretino, partono subito con una canzone del nuovo album ‘Desert Yacht Club’, nello specifico ‘Siamo ancora qua’, e io penso – per fortuna – visto l’attuale scialbo panorama musicale italiano. E dire che poco tempo fa hanno avuto una crisi mistica in cui si sentivano anzianotti e volevano lasciare la musica, perdindirindina!

Non si sa come gli sia passato per la testa, dato che sono uno dei gruppi rock nostrani migliori e più influenti, in continua evoluzione stilistica ma fedeli al loro sound unico e riconoscibile nel tempo; ai Negrita piace tutto ciò che è Sud, genuino, baldanzoso scaltro e iberico (come li capisco…), e questa preferenza è evidente nei loro brani contaminati da funk, blues, elettro-reggae e percussioni brasiliane, il tutto amalgamato da solari sonorità folk.

 

Introducono ‘Non ci guarderemo indietro mai’, un pezzo malinconico che di solito non suonano ai live, salutano la città e i genovesi tirchi (parole loro eh), e prima di ‘Radio Conga’ fanno un’altra battuta che in pochi afferrano, attuale e poco politically correct come nella loro indole, chiedendo “È aperto il porto di Genova”?

 

Interessantissima l’iridescente scenografia sullo sfondo del palco, con animazione grafica e fotografica doppia, innovativa, curatissima, che incuriosisce e cambia a ogni canzone.

 

Parte la censurata ‘Il libro in una mano, la bomba nell’altra’, e uniscono l’ultimo accordo del brano alla celebre ‘Che rumore fa la felicità?’.

 

C’è poco da dire, molto da scatenarsi, i Negrita riescono ad energizzare e intrattenere per due ore piene come fossero dei giovincelli, facendo divertire e ballare sulle note latino-americane di ‘Rotolando verso sud’, ed emozionare e commuovere il pubblico con brani strappalacrime come ‘Non torneranno più’.

 

Sono dei parolieri professionisti, ogni singola frase di ogni singola canzone è un turbinio di significati, riflessioni sulla vita e ciò che le gravita attorno: semplicemente tutto.

 

I Dottori continuano senza sosta l’adrenalinico live, e Pau dedica ‘Transalcolico’ all’amico genovese di lunga data Fabri dei Meganoidi.

 

Dopo il delirio potente e saltellante di ‘Mama Maè’, in cui mi sono cappottata in via definitiva e quasi del tutto non recuperabile, arriva il momento di congedarsi da queste bestie da palcoscenico.

 

‘Gioia infinita’, dedicato e scritto assieme a Roy Paci, è il brano pieno di sentimenti positivi e catartici con cui si conclude la serata, mentre i Negrita ci salutano augurando tutto il bene possibile del mondo a noi, alle nostre famiglie e ai nostri cari.  

 

Grazie davvero ai Negrita per la serata dirompente, per l’allegria e lo sfascio, e prometto di fare sempre tesoro della loro frase più emblematica e in grado di descriverli al meglio:

“Resta ribelle,

 non ti buttar via”!

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