Ypsigrock Festival 2017: Cabbage, Preoccupations, Ride…

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L’atmosfera che si respira a Castelbuono, nel corso della prima serata del Ypsigrock Festival(11 agosto), varia più volte, a causa della lunga attesa per il concerto della band headliner della giornata, ovvero i RIDE.
Nel frattempo, il Grillo, quel vino gustosissimo che conta 13° di felicità, mi terrà buona compagnia, ma per assistere al concerto dei primi artisti, dovremo aspettare almeno fino alle 22.
I live della prima serata di festival comprendono tre band: i Cabbage, da Mossley (Manchester); i Preoccupations , da Calgary; i più attesi di tutti, ovvero i Ride capitanati dai carismatici Andy Bell e Mark Gardener.
Il concerto dei CABBAGE, dei ragazzotti presuntuosi che faranno divertire e volare il pubblico di Castelbuono, saranno una vera e propria rivelazione: su album, infatti, non hanno nulla a che vedere a confronto di uno spettacolo dal vivo.
La band di Manchester, sotto etichetta indipendente di James Skelly (Coral), è formata da: Lee Broadbent, frontman eccentrico ed esuberante; Joe Martin, chitarra e seconda voce; Eoghan Clifford, chitarra ritmica; Asa Morley, batteria; Stephen Evans, basso.
I cinque ragazzi regaleranno al pubblico del Ypsi uno show entusiasmante, grazie al loro sound sporco, marcato da influenze garage, post-punk e punk, tipico di alcune band indie rock di inizio 2000.

I Cabbage coinvolgono, anche grazie alle due energiche voci, il pubblico, il quale ringrazia e ricambia questa sorta di affetto canticchiando, ballando/pogando e galleggiando in aria sostenuto da altre, tante, braccia.
La band di Manchester riscalda, quindi, in maniera più che soddisfacente i presenti: a quasi fine show, tuttavia, si attendeva il bagno di folla da parte del frontman, del resto il suo costumino fluorescente prometteva una grande e gioiosa rimpatriata con coloro che assistevano sotto al palco.
I Cabbage si sono quindi dimostrati all’altezza e non lasciano dubbi sul loro talento, nonostante la loro debolezza in studio di registrazione: in concerto mostrano una certa irruenza, particolare che su album si coglie di meno.

Alla band di Manchester susseguono i Preoccupations: la band canadese è parecchio differente da ciò che ascolto di solito, dunque lascio la ‘penna’ a coloro che, al contrario della sottoscritta, li apprezzano.

Per il live dei Ride si dovrà attendere oltre la mezzanotte e l’inizio del loro concerto ha un impatto veemente sul mio animo: il loro muro di suoni esplode nell’immediato e, proprio come un mare in tempesta, travolge ogni cosa, ogni pensiero ed ogni emozione (ebbene sì: mi si gonfiano gli occhi lacrime).
Andy Bell, Mark Gardener, Steve Queralt e Laurence Colbert salgono sul palco e danno chiara ed evidente dimostrazione che la shoegaze, in questo 2017, è ancora vigorosa e il suo revival, caratterizzato da reunion e nuove uscite (Slowdive, Lush, Jesus and Mary Chain), è più florido che mai.
Mark e compagni, dopo una moltitudine esagerata di sospiri (“Eargasm” è la parola giusta), rivelano, nel corso di questo concerto, tutte le venature della loro musica: si annega, si sogna ad occhi aperti, si canta e, ad un certo punto, verso la fine del live, si è costretti a tapparsi le orecchie, anche se è alquanto inutile, poiché sono ancora ovattate a causa delle sonorità distorte ed esplosive che derivano dalle chitarre.
Ogni singola arteria che caratterizza la musica dei suddetti, attraversa i vari periodi della loro carriera: le chitarre hanno un atteggiamento emotivo, quasi languido, ma, allo stesso tempo, esse sembrano assumere una forma solida; per quanto riguarda alcune tracce, presenti nella loro ultima fatica discografica, uscita lo scorso 16 giugno, “Weather Diaries”, è possibile percepire la produzione e il lavoro, che pone la band di Oxford sotto a una nuova luce, di Erol Alkan, poiché si sentono particolari legati all’elettronica; le voci di Andy e Mark si legano con armonia e, unite all’arrangiamento creato dagli strumenti, creano variopinte dimensioni suggestive su cui lo spettatore si sposta.
Dopo un encore di due tracce, quando scocca l’1.45, nell’aria persiste il sound contorto e persuasivo dei Ride che, dopo i vari ringraziamenti al loro pubblico, lasciano il palco piuttosto entusiasti.
I Ride, insomma, amano tutt’ora, a distanza di circa 20 anni, prendere i loro fan per mano ed accompagnarli verso spiagge bianche ed incontaminate, o, al contrario, invaderli come un mare spietato, in burrasca: energici, attuali, malinconici e, a tratti, pop da simboleggiare mondi ed emozioni così differenti tra loro.

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