Intervista a Chris Cain dei We Are Scientists.

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Interview: With Chris from We are scientist at Frequency FestivalSeconda giornata di Frequency Festival. Tra le interviste che siamo riusciti a portare a casa con maggior successo, e che prospetteremo questa settimana a Radiosglaps in toto in lingua originale c’è quella a Chris Cain dei We Are Scientist. La postazione non era delle migliori, visto che stavano suonando sul Main Stage i The Asteroid Galaxy Tour, ma coi nostri non-potenti mezzi non siamo riusciti a filtrare molto il rumore di fondo, ma la voce di Chris è una delle baritonali più piacevoli sentite nei 3 giorni di interviste.

F: Ciao Chris
C: Ciao!
F: Come stai?
C: Molto bene!
F: ti piace questo posto?
C: Sì! Sì, certo.

F: Qual è il numero perfetto per essere in un gruppo? Voi avete iniziato con tre persone e ora siete … due?
C: Beh … liberatorio credo. Credo che dal vivo non si suoni molto bene in due o meglio in meno di tre, perché ecco, dopo devi utilizzare basi preregistrate, suoni e cori prodotti da una terza persona. Per quello suonare in tre è il numero perfetto dal vivo. D’altro canto però, due è un numero buono, perché, sai … penso che in uno si sarebbe troppo pochi, dopo la tua metà sarebbe mezzo ed ecco sarebbe un casino, perché è difficile prendere decisioni per tutto il tempo, è difficile essere solo l’unica persona con qualsiasi autorità. Mi piace essere in una band con qualcun altro in cui ho davvero fiducia e di cui accetto il parere. Sono, insomma mediamente incuriosito dal fare un duetto con me stesso, ma insomma, è sicuramente molto più facile avere qualcuno su cui contare … tipo un “one-man army.”.

F: Come è per te, per la vostra band che suona al festival. Ti piace più piccoli locali o grandi festival?
C:Sono entrambi divertenti! Penso che l’ideale è essere in grado di fare entrambe le cose, e noi siamo molto felici di farle. Credo che suonare di fronte a un’ampia platea ti dia anche una sorta di riconoscimento, ma, insomma, alcune cose a un festival non sono così buone come sai, il suono è sempre un po’ brutto, il sound check sul palco è piuttosto impreciso mentre al chiuso il suono tende ad essere più controllato, ed è meglio per una questione di fedeltà, mentre si dovrebbero mettere dei limiti al volume in festival, cose del genere. Dall’altra parte invece c’è sempre gente che è ubriaca e che si diverte un casino, trasmettendoci energia. Certo, sono due cose contrapposte anche se pensate che il pubblico in un club potrebbe essere lo stesso divertente e lo show buono, ma… non c’è niente di più divertente a un festival del festival stesso.
Fran: per la gente!
R: Si, esattamente!

F: Avete fatto un casino di tour e siete venuti a contatto con tantissime band, tanti opening act. Quali sono i vostri preferiti?
C: Preferito? Dei supporters?
F: Sì

C: Probabilmente i The Whigs .. che è una band che viene dalla stessa città dei REM, sono sorprendenti, 3 persone fantastiche che suonano un rock molto molto americano. Un altro mio preferito altro è un ragazzo chiamato Aaron Pfenning che ha una band chiamata Rewards, a volte è in giro da solo e qualche volta gira a suonare con questa altra coppia di ragazzi, fu poi nei Chairlift, e poi ha lasciato i Chairlift circa sei mesi fa così lui ha questa nuova band, ossia i Rewards… siamo stati in tour con lui ed ha una band fantastica… Secondo me raggiungeranno un enorme successo in un anno, sono abbastanza certo.

F: Come si sviluppa il concetto di video musicale, perché si utilizza un sacco di humor nei tuoi video, ma non nelle tue canzoni, perché.
C: Esatto. Perché non mettiamo humor nelle nostre canzoni? Come. .. personaggi? Io non lo so. Non ci ho mai pensato. Credo di ritenere i video come più una sorta di materiale promozionale di contenuto artistico. Anche se penso che i video abbiano il potenziale per essere molto … insomma, un grande divertimento già in quanto video stessi, però io penso a loro come promozione sia per la canzone e la band così … insomma, che mostra la band in modo come sai, fresco e divertente qualunque modo notevole specie di … è un buon modo di promuovere la band … in ultima analisi, di promozione di una canzone. D’altro canto credo che l’approccio a un altro modo di fare video è quello di raccontare dritti sparati la storia della canzone, ma ovviamente questo non è ciò che facciamo. Questa è la mia risposta.

F: Il vostro ultimo lavoro è Barbara, e avete avuto un terzo componente a sostegno nel registrarlo. Come è stata la collaborazione con Andy Burrows? Lui precedentemente era nei Razorlight e ora collabora anche con altri per fare un album solista.
C: Sì… è stato grande. Penso che sia probabilmente il miglior… anzi, sicuramente il miglior giovane batterista rock al mondo. Voglio dire, lui è davvero mostruoso tecnicamente quando suona… insomma, si può fare con lui qualsiasi cosa, ma anche quando passi a livello compositivo è davvero molto, molto capace, quando scrive parti di batteria. Lui è molto interessato al processo compositivo e si mette servizio della canzone stessa per renderla nel miglior modo possibile, e non solo focalizzandosi sulla parte del suo strumento. Perché una cosa che di solito fanno i grandi batteristi è che si sentono costretti a trasmettere subito le emozioni, cercando di sottolinearle con un forte uso del loro strumento e che è una caratteristica che regala il meglio alla canzone. Quindi se pensi c’è la contrapposizione tra quei gruppi con musicisti incredibili e quegli altri gruppi che magari sono un sacco divertenti da vedere e che su CD magari suonano bene, ma le canzoni non sono così naturali e dirette, ma sono tutte suonate giuste e cool ma sai, per me la realizzazione più giusta è quella tipo del Jazz: perché il Jazz è più focalizzato sulla realizzazione a partire dallo strumento. Invece per il pop non va così, è tutto registrato, preparato, ma ecco sappiamo benissimo che la finalità del pop è il valore della canzone come il valore dell’intrattenimento, no?
F: Quindi diciamo che la vostra ispirazione vi viene naturalmente.
R: viene naturale? Sì, penso di sì, penso di sì.

Per l’intervista audio andate a questa puntata di Radiosglaps.

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